A Porto San Giorgio l’iniziativa sulle proposte di legge contro gli omicidi sul lavoro e per il salario minimo

Porto san giorgio -

Sabato 16 settembre a Porto San Giorgio, in provincia di Fermo, si è tenuta un’iniziativa pubblica promossa da Unione Popolare e USB Fermo per illustrare le due proposte di legge di iniziativa popolare sull’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi e gravissime sul lavoro e sull’introduzione di un salario minimo legale.

La professoressa Diletta Parrino di Unione Popolare Fermo ha brevemente illustrato l’importanza di sostenere entrambe le proposte sulle quali si stanno raccogliendo le firme ed il quadro politico-sociale nel quale si inseriscono; in seguito è intervenuto Francesco Tuccino, responsabile nazionale per la salute e sicurezza dell’USB, che ha illustrato le ragioni per le quali è necessaria l’introduzione della fattispecie del reato di omicidio e lesioni gravi e gravissime nel nostro ordinamento giuridico, partendo dalla constatazione che, a fronte di gravi responsabilità dei datori di lavoro nel non ottemperare alle normative sulla sicurezza, al fine di risparmiare tempo per aumentare i profitti, le pene inflitte sino ad oggi risultano assolutamente inadeguate anche dal punto di vista della deterrenza.

A testimonianza di tale dura realtà ha preso la parola la signora Graziella Marota, mamma di Andrea Gagliardoni, giovane di 23 anni che nel 2006 morì in fabbrica (ASOplast di Ortezzano di Fermo) a causa della mancanza dei sistemi di sicurezza previsti dalla legge. Nel ribadire il suo impegno a favore della proposta di legge illustrata da Tuccino, ha sottolineato che le morti sul lavoro non sono mai una fatalità, ma la nefasta conseguenza di una scelta padronale, quella di anteporre il profitto alla sicurezza anche a costo di mettere a rischio la vita delle persone.

A seguire l’intervento di Giusy Montanini, ex sindacalista Fiom della Cgil di Fermo che, dopo aver premesso che la precarizzazione del rapporto di lavoro comporta meno sicurezza nei luoghi di lavoro e determina un abbassamento del salario, si è soffermata sulla necessità di un intervento legislativo che renda effettivo il principio di una retribuzione dignitosa, sancito dall’articolo 36 della nostra Costituzione e che solo la previsione di un meccanismo automatico di indicizzazione risponde pienamente al dettato costituzionale.

Le tematiche della sicurezza e del salario sono state riprese nell’ultimo intervento, quello di Giampiero Pelagalli, portavoce regionale dell’area di minoranza in Cgil, “Le radici del sindacato”, che ha rilevato l’inadeguatezza della contrattazione nazionale in alcuni settori come quello della vigilanza privata, dove più volte è intervenuta la Magistratura del lavoro, dichiarando incostituzionali le retribuzioni contrattuali, rimarcando quindi la necessità di un salario minimo per legge che incrementi la paga oraria inferiore alle 10 euro, ma che tali aumenti devono gravare esclusivamente sui datori di lavoro, rigettando qualsiasi ipotesi di sostegno pubblico.

È seguito un interessante dibattito al quale hanno partecipato studenti, medi ed universitari, lavoratori e lavoratrici, delegati, sindacalisti e militanti politici.

USB Fermo