Nelle Marche sottoscritta intesa con Cgil, Cisl e Uil per distribuire € 20.319.385 per emergenza Covid

11 Milioni di euro collegati alle sole "prestazioni aggiuntive" rischiano di tenere fuori proprio i lavoratori Covid. Sindacati autonomi lasciati fuori dalla porta. Ceriscioli esultante, chissà perche!!!

Ancona -

Un alto esempio di Democrazia partecipativa, che anche durante un’emergenza sanitaria in cui nessuno si è tirato indietro, si manifesta in tutta la sua lampante ovvietà.

Non abbiamo intenti polemici, il momento richiede un senso di responsabilità e condivisione estremi, ma ancora una volta non si capisce il perché questa Regione, quanto si tratta di prendere decisioni importanti e rilevanti per i lavoratori dal punto di vista salariale si sceglie sistematicamente sempre gli stessi interlocutori!!!

Preferendo bypassare le norme contrattuali e di legge che impongono un confronto con tutte le OO.SS. rappresentative e non solo con una sua parte.

I 19.267.905 euro cosi come previsto dal Decreto Legge numero 18 del 17 marzo 2020 sono stanziamenti dello Stato a cui tutte le Regioni, in proporzioni diverse, accedono. In maniera tutt’altro che chiara il conto definitivo diventerebbe di 20.319.385 per i lavoratori di tutta la Regione. Meno di quello che si stanzia nella sola Area Vasta 2 in un anno per il trattamento accessorio del personale del comparto, ovvero circa 22.000.000. di euro, per una platea di beneficiari di circa 3700 persone.

Una premessa si rende assolutamente necessaria. Gli accordi di programma da soli non bastano. Il denaro pubblico si spende in maniera chiara, trasparente, tracciabile con accordi sottoscritti da tutte le parti sociali titolate al confronto. Per FIALS e USB il riconoscimento economico dovrà obbligatoriamente tenere conto dell’impegno, dedizione, spirito di sacrificio, professionalità, di chi ha garantito, a rischio della propria vita, la salute delle persone e la tenuta del sistema. Pertanto siamo fermamente decisi a sostenere che il maggior beneficio economico possibile venga riconosciuto al personale dei servizi “Covid”. Non escludendo al contempo nessun operatore.

Per tutti i Dirigenti invece che in questa emergenza hanno fatto il proprio lavoro al sicuro dietro una scrivania, come Organizzazioni Sindacali ci impegneremo in ogni modo possibile, affinché siano gli ultimi a cui concedere denaro pubblico!!! Le scelte fatte nel protocollo invece sembrano tutte indirizzate a dimostrare il contrario.

Magari al caro Presidente Regionale avremmo suggerito, se presenti all’elaborazione del protocollo, di investire ulteriori soldi Regionali per aumentare e rafforzare i livelli di protezione individuale, senza accontentarsi dell’applicazione delle Circolari Ministeriali. Non bastano 17.306 Operatori Sanitari infettati in Italia al 17 aprile, con un incremento (dal 4 aprile di 12.052 casi) di oltre 5.000 unità, per far capire che qualcosa non funziona per la sicurezza degli operatori!!!

Oggi ci avviciniamo alla soglia dei 200 caduti in servizio tra i sanitari in Italia, senza considerare le conseguenze più o meno gravi di chi per fortuna è sopravvissuto. Un vero e proprio massacro. Questa carneficina deve finire!!!

Nelle Marche ci sono 1284 casi di operatori e/o in isolamento domiciliare al 19 aprile.

Chi non assiste pazienti Covid può contare solo su una semplice mascherina chirurgica o poco più, e lì che bisogna intervenire. Tra i dipendenti della Sanità Marchigiana si sente spesso dire che ci si sente più sicuri nei reparti Covid che in tutti gli altri servizi.

Fondamentale caro Presidente della Regione, in questa fase due, iniziare a riorganizzare tutti i servizi che dovranno riprendere la normale attività garantendo le prestazioni che sono state sospese o ridotte a causa dell’emergenza. Non è pensabile che con lo stesso numero di operatori si possano evadere le stesse prestazioni fatte in precedenza viste le misure di sicurezza ulteriori da garantire tanto agli utenti quanto ai professionisti della salute (vedi gli assembramenti che ci saranno in sale attesa delle radiologia, laboratori analisi, cup-front office, servizi vaccinali , prestazioni ambulatoriali di visite specialistiche o di qualsiasi natura). A causa delle migliaia di prestazioni rimandate ci si deve muovere adesso. Per questo si sollecita la Regione ad assumere personale per organizzare e garantire al meglio queste prestazioni, aumentando, se necessario, anche l’orario di apertura dei servizi al pubblico, garantendo al contempo il giusto riposo e le ferie ai lavoratori.

Le Marche devono tornare come prima, ma con una Sanità diversa.