Aborto, USB Marche a difesa delle donne e del diritto di scelta
La giunta regionale adducendo volgari e indicibili motivazioni "razziali" dimostra, con le ultime esternazioni, di voler limitare il diritto delle donne all'autodeterminazione e all'utilizzo della pillola abortiva ru486.
Nelle Marche c'era già un evidente problema nel garantire, così come stabilito dalla Legge 194, il diritto delle donne che decidono, legittimamente e liberamente, di interrompere la gravidanza.
Basti pensare, infatti, che in regione otto ginecologi su dieci sono obiettori di coscienza e negli ospedali della provincia di Fermo la percentuale di medici obiettori sale al 90%. Anche nell’Ascolano si registra un’alta densità di obiettori di coscienza (82,4), ma le interruzioni di gravidanza vengono garantite usufruendo di personale in mobilità da altre strutture. La terza percentuale più alta di obiezione di coscienza si registra a Macerata (69%); seguono Pesaro (67%) e Ancona (66,9%).
L'ennesimo evidente segno dei danni causati dal Regionalismo e dalla riforma del titolo V della Costituzione che impedisce, insieme a una normativa bigotta che tollera a dismisura l'obiezione di coscienza, che le donne possano esercitare con pari dignità l'autodeterminazione su tutto il territorio nazionale.
Nel 1978 le donne ottennero con la Legge 194 uno dei diritti più importanti per la loro autodeterminazione e sicurezza, e il tentativo di ridurre o impedire la fruizione di questo diritto è da contrastare con durezza.
Riteniamo quindi, che le affermazioni della nuova Giunta siano inaccettabili e irricevibili e USB sarà sempre e ovunque al fianco delle donne, per garantire il diritto di scelta e si mobiliterà in tutte le sue articolazioni territoriali affinché l'interruzione volontaria di gravidanza avvenga liberamente e in sicurezza in tutta la Regione Marche.
USB Marche