Giacomo, 26 anni, ucciso sul lavoro a Fano. Basta chiacchiere, introdurre subito il reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi

Ancona -

È notizia di mercoledì 5 la morte di Giacomo Cesaretti, un ragazzo di soli 26 anni, schiacciato da un macchinario automatizzato per la verniciatura alla Polver di Fano.

In tre mesi in Italia si contano già 270 morti sul lavoro, di cui 8 nelle Marche. Una conta che non si arresta nonostante tanti buoni propositi e tavoli governativi con le parti sociali che, all’indomani di qualche tragico evento di risonanza nazionale, danno periodicamente all’opinione pubblica la suggestione di mettere mano davvero ad una inaccettabile mattanza senza fine. Invece, si continua nel medesimo solco mettendo a rischio la vita di chi lavora costretto a stare su posti di lavoro con misure di sicurezza scarse o addirittura inesistenti, prescrizioni non rispettate, macchinari obsoleti oppure manomessi per aumentare la produttività ecc.

Non è possibile rassegnarsi solamente a fare la conta dei morti sul lavoro e ad ascoltare le solite frasi di circostanza come se avere mediamente 3 morti al giorno sui luoghi di lavoro debba essere un prezzo, ineludibilmente, da pagare per poter lavorare.

L’unico deterrente, come sostenuto già da tre anni da USB, è l’introduzione nel nostro paese del reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi sul lavoro che comportino, quindi, responsabilità vere in capo ai datori di lavoro i quali, per la maggior parte, considerano salute e sicurezza nei luoghi di lavoro come un costo da contenere il più possibile per non intaccare il loro profitto. In tal senso è già stata depositata nella scorsa legislatura una proposta di legge che però non è stata mai calendarizzata!

USB Confederazione Regionale Marche

Ancona, 06.04.2023