Scandolara: morto sul lavoro. Manifestazione in memoria di Ortenzo Bruni
Il sit in, organizzato da Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm e Usb, è durato dalle 8 alle 12. Le sigle sindacali: "Ora si faccia chiarezza"
«Nulla accade per caso! La sicurezza è un obbligo, non una scelta». È il motto che questa mattina ha fatto da corredo alla manifestazione lanciata dalle quattro sigle sindacali (Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm e Usb), a cui hanno aderito i dipendenti della Scandolara spa, l’azienda all’interno del quale, lo scorso 31 maggio, l’operaio Ortenzo Bruni è rimasto coinvolto in un gravissimo incidente. Sono 250, in totale, i lavoratori della fabbrica. Non tutti erano presenti, ma sono comunque tantissimi quelli che hanno deciso di partecipare allo sciopero per esprimere indignazione e dispiacere. Indignati per la dinamica di un incidente dai contorni ancora oscuri, per la sicurezza che andrebbe sempre garantita e spesso manca, perché non sempre i loro diritti vengono riconosciuti e rispettati. Dispiaciuti per non avere più al loro fianco Ortenzo, «una persona leale, onesta: non un collega, ma l’amico di tutti».
Morto in seguito all’infortunio, l’operaio di 59 anni è stato ricordato con affetto dai colleghi, riuniti non solo per manifestare, ma anche per rivolgere un pensiero all’amico di una vita. Dopo un volo di 3 metri giù da un trabattello, Ortenzo Bruni ha riportato una grave emorragia celebrale che lo ha condotto alla morte, avvenuta 5 giorni fa all’ospedale Torrette di Ancona. Questa la tragedia su cui ora si chiede di fare chiarezza e che dovrà servire come deterrente per il futuro delle aziende, intimate ad investire di più su formazione e sicurezza. Guidati dai segretari delle quattro sigle sindacali, i dipendenti hanno indetto uno sciopero durato dalle 8 alle 12 per chiedere proprio questo.
Alle 10,30 si è tenuta anche una conferenza stampa, durante la quale i sindacati hanno fatto luce sui motivi della protesta. «La nutrita partecipazione da parte dei lavoratori vuole lanciare un messaggio - ha detto Francesco Bracciani dell’Usb -, non è più accettabile, al giorno d’oggi, morire in azienda. Su questo dobbiamo insistere, perché i dati ci dicono che ogni giorno ci sono più di 3 persone che si alzano per andare al lavoro e non tornano a casa». Il malcontento affonda le radici sui numeri in aumento, quelli relativi a infortuni e decessi: «Non si può abbassare la guardia sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori, le cui condizioni, ad oggi, sono raccapriccianti – ha affermato Alessandro Pompei di Fiom-Cgil -. Ciò che è avvenuto è gravissimo. Ora confidiamo nella magistratura e nell’attesa stiamo organizzando una manifestazione provinciale: il corteo partirà proprio dalla Scandolara».
Il segretario Fim-Cisl Romina Rossi ha poi ricordato i punti salienti della dinamica: «La maggior parte dei lavoratori era in cassa integrazione quel giorno – ha detto – c’erano solo 3 dipendenti all’interno dello stabilimento, tra cui il povero Ortenzo, che quando è caduto era da solo. Noi i auguriamo che la magistratura faccia il suo corso velocemente, individuando le responsabilità. Bisogna insistere sulla formazione, che deve essere alla base. Esistono norme che l’azienda deve impegnarsi a rispettare e di cui il lavoratore deve pretendere l’applicazione».
Mentre proseguono le indagini, i dubbi si infittiscono, anche perché «questo infortunio mortale è avvenuto durante l’espletamento di una mansione che non era quella a cui il lavoratore era preposto – ha affermato Alessandro Pompei di Fiom-Cgil - pretendiamo chiarezza su questo aspetto, che è quello più grigio di tutta la storia». Inseguire il profitto a discapito della sicurezza: è la condotta nel mirino. Lo afferma il segretario Uil Raffaele Bartomioli, ribadendo che «spendere per questo serve a prevenire tragedie come quella che ha gettato un’ombra scura sulla Scandolara».
Valeria Eufemia (da il Resto del Carlino, cronaca di Ascoli del 9 giugno 2021)